L’approfondito rapporto “Patents and innovation against cancer” dell’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) offre una prospettiva unica sull’evoluzione del panorama tecnologico e sulle più recenti tendenze innovative nella lotta globale contro il cancro. Analizzando i dati brevettuali come misura dell’innovazione, lo studio fornisce la più completa indagine finora condotta sulla brevettazione correlata al cancro, coprendo un’ampia gamma di tecnologie che sottendono gli sviluppi nella diagnosi, prevenzione, trattamento e cura di questa devastante malattia. Lo studio, frutto della collaborazione tra gli esperti EPO e dieci uffici brevetti nazionali (Austria, Bulgaria, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia) si inserisce nel quadro del nuovo Osservatorio sui brevetti e sulla tecnologia dell’EPO, un hub digitale per il dibattito sull’innovazione.

In questo articolo forniremo un’analisi dettagliata del documento e ne approfondiremo i vari aspetti.

 

Il peso crescente del cancro e l’importanza dell’innovazione

Il rapporto EPO delinea uno scenario futuro allarmante: entro il 2040 si prevede un incremento del 47% a livello globale dei nuovi casi di cancro rispetto al 2020, raggiungendo 28,4 milioni di nuovi casi annui. L’aumento più marcato si registrerà nei paesi a basso e medio indice di sviluppo umano (Human Development Index, o “HDI”), con picchi rispettivamente del 95% e del 64%, principalmente a causa della crescita e dell’invecchiamento della popolazione, nonché dell’aumento della prevalenza dei fattori di rischio. Tuttavia, in termini assoluti, i paesi ad alto HDI vedranno il maggior numero di nuovi casi (+4,1 milioni). Anche la Cina, come altri paesi a medio HDI, vedrà un forte aumento dei casi di cancro entro il 2040, con una previsione di 6,9 milioni di nuovi casi l’anno, pari al 24% del totale globale. Questo scenario sottolinea l’urgente necessità di intensificare gli sforzi globali nella lotta contro il cancro, allineandosi al cosiddetto “Obiettivo 3-Salute e benessere-” promosso dalle Nazioni Unite (https://unric.org/it/obiettivo-3-assicurare-la-salute-e-il-benessere-per-tutti-e-per-tutte-le-eta), che mira a ridurre di un terzo le morti per malattie non trasmissibili entro il 2030.

Di fronte a questa emergenza sanitaria, l’innovazione tecnologica rappresenta un’arma fondamentale per migliorare la diagnosi precoce, lo sviluppo di terapie innovative e l’aumento delle aspettative di vita dei pazienti oncologici. In questa vera e propria battaglia contro la malattia, i brevetti svolgono un ruolo fondamentale!

L’innovazione è infatti trainata da progressi nella biotecnologia, nell’ICT, da maggiori investimenti (22,4 miliardi di euro in ricerca pubblica e filantropica solo tra il 2016 e il 2020, di cui il 73% destinato alla ricerca preclinica), dalla collaborazione internazionale, dalla condivisione dei dati e da incentivi normativi.
In aggiunta, iniziative come il “Piano europeo di lotta contro il cancro” dell’Unione Europea (https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/promoting-our-european-way-life/european-health-union/cancer-plan-europe_it) e il “Cancer Moonshot” degli Stati Uniti (https://www.cancer.gov/research/key-initiatives/moonshot-cancer-initiative), testimoniano l’impegno crescente nella lotta contro questa malattia.

 

Un’impennata nell’innovazione del 70% dal 2015: l’analisi dei brevetti

Sebbene oltre 140.000 invenzioni contro il cancro siano state rese pubbliche attraverso i brevetti fin dagli anni ’70, è solo nell’ultimo decennio che si è registrata un’impennata senza precedenti dell’innovazione in questo campo. Secondo il rapporto EPO, tra il 2015 e il 2021 il numero annuale di famiglie di brevetti internazionali (International Patent Families, o “IPF”) è aumentato di oltre il 70%, con un tasso di crescita annuale composto (Compound Annual Growth Rate, o “CAGR”) del 9,34%, superando le 13.000 unità nel 2021 e costituendo oltre il 3% dell’attività brevettuale mondiale. Questo dato evidenzia non solo l’intensificarsi dell’attività inventiva, ma anche l’importanza strategica attribuita alla protezione brevettuale delle innovazioni in oncologia.

Questa impetuosa accelerazione è stata trainata dallo sviluppo delle nuove tecnologie di trattamento quali l’immunoterapia (CAGR 10,8%), la terapia genica (CAGR 10,8%) e altre tecnologie emergenti, tra cui gli acidi nucleici non codificanti, così come dai progressi nella diagnostica, in particolare nelle biopsie liquide, che hanno registrato un CAGR del 9,5%, e nell’informatica sanitaria applicata all’oncologia con un CAGR dell’11,4%. L’immunoterapia, in particolare, si sta affermando come una delle aree più promettenti, con un raddoppio del numero di brevetti tra il 2015 e il 2021.

 

Le principali tappe dell’innovazione: una prospettiva storica

Prima di questa recente impennata, lo studio EPO delinea come il campo dell’oncologia sia stato caratterizzato da diverse tappe fondamentali nell’innovazione tecnologica:

  • Anni ’70 e ’80: progressi significativi nelle chemioterapie classiche, con lo sviluppo di agenti alchilanti, antimetaboliti e terapie ormonali. In diagnostica, miglioramenti nelle tecnologie di imaging come raggi X e ultrasuoni.
  • Anni ’90 e primi anni 2000: emergere delle terapie mirate e dell’immunoterapia che gradualmente affiancano e superano per numero di brevetti le terapie tradizionali. Forte crescita dei brevetti relativi alle biopsie tumorali e sviluppo della medicina personalizzata. Boom nello sviluppo di modelli animali per lo studio del cancro, seguito da un declino fino al 2015 circa.
  • Intorno al 2000: impennata dei brevetti relativi alla bioinformatica applicata all’oncologia, trainata dal progresso nelle tecnologie genomiche e di sequenziamento, come il Progetto Genoma Umano.
  • Dal 2015: ripresa della crescita in quasi tutti i settori delle tecnologie oncologiche, trainata dalle nuove terapie (immunoterapia, terapia genica, acidi nucleici non codificanti) e dalla diagnostica, in particolare le biopsie liquide. Forte crescita anche nell’informatica sanitaria, in particolare nell’analisi delle immagini tramite intelligenza artificiale.

La leadership statunitense e l’ascesa cinese: la geografia dell’innovazione

Gli Stati Uniti si confermano leader indiscussi nell’innovazione contro il cancro, con quasi il 50% di tutte le IPF attribuite a richiedenti statunitensi nel periodo 2002-2021. Questo primato è stato ulteriormente rafforzato negli ultimi anni grazie ad ecosistemi d’innovazione solidi, imponenti finanziamenti pubblici (il 57% degli investimenti globali in ricerca pubblica e filantropica), e una forte presenza di università e centri di ricerca d’eccellenza.

Sebbene l’Unione Europea si collochi al secondo posto con il 18% delle famiglie di brevetti internazionali (IPF) nel periodo 2002-2021, il divario con gli USA si sta ampliando a causa di una crescita meno dinamica (CAGR del 4,2% dal 2015). La Cina, in particolare, sta emergendo come un attore sempre più rilevante nel panorama dell’innovazione oncologica: con una crescita del 30,3% del numero di brevetti (CAGR) dal 2015, la Cina ha superato l’UE nel 2021, diventando il secondo paese al mondo per numero di IPF depositate in questo settore. Questo rapido sviluppo è trainato da ingenti investimenti pubblici nella ricerca, da una forte espansione del settore biotecnologico e da un crescente interesse verso la protezione brevettuale dell’innovazione.
Mentre l’Europa mantiene una posizione di rilievo grazie alla presenza di importanti aziende farmaceutiche e centri di ricerca, la competizione con la Cina si fa sempre più intensa, richiedendo all’UE di rafforzare le proprie strategie di investimento e di valorizzazione della ricerca.

All’interno dell’Europa, la Germania si conferma leader con il 23% delle IPF europee nel periodo 2002-2021, seguita da Regno Unito (15%), Francia (12,5%) e Svizzera (11,9%). Tuttavia, la crescita tedesca è in fase di stallo, mentre Regno Unito, Svizzera e Paesi Bassi mostrano un trend positivo. La Svizzera, in particolare, spicca per il numero di IPF per milione di abitanti, superando di gran lunga tutti gli altri paesi europei.

 

Il ruolo cruciale delle università e della ricerca pubblica: un nuovo modello di innovazione

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dallo studio EPO è il crescente contributo di università, ospedali e istituti di ricerca pubblici (Pubbliche Organizzazioni di Ricerca, o “PRO”) all’innovazione contro il cancro. Nel periodo 2002-2021, questi attori hanno generato quasi un terzo di tutte le famiglie di brevetti internazionali, con quote fino al 35% negli Stati Uniti e al 26% nell’UE. Questo dato è particolarmente significativo nelle aree della medicina personalizzata (oltre il 50% delle IPF), dei modelli animali (45,1%) e delle biopsie (39,1%).

Tra i principali protagonisti vi sono l’Università della California, l’istituto francese INSERM, l’University of Texas System, il CNRS francese, il Department of Health and Human Services statunitense, la Johns Hopkins University, il Massachusetts General Hospital, il MIT, il Dana-Farber Cancer Institute e la Stanford University. Sette di queste istituzioni figurano tra i primi 20 richiedenti di brevetti a livello globale, a testimonianza del loro ruolo cruciale. Nel 2021, il loro apporto alle famiglie di brevetti internazionali relative ai trattamenti contro il cancro è stato quasi equivalente a quello delle 13 principali aziende farmaceutiche e di tecnologia medica.

Questo riflette una tendenza più ampia nel settore farmaceutico, dove le grandi multinazionali si affidano sempre più all’innovazione esterna, acquisendo startup biotecnologiche o tecnologie sviluppate da università e Pubbliche Organizzazioni di Ricerca, piuttosto che svilupparle internamente.
Lo studio EPO evidenzia come una quota significativa dei brevetti di aziende leader come Roche (46% da sussidiarie USA) e AstraZeneca (31% da sussidiarie USA) provenga in realtà da startup biomedicali acquisite, principalmente statunitensi. Questo modello di “open innovation” permette alle aziende farmaceutiche di accedere ad un flusso costante di nuove idee e tecnologie, riducendo i tempi e i costi di sviluppo.

 

L’importanza dei brevetti per attrarre investimenti: casi di successo europei

Lo studio EPO evidenzia l’importanza cruciale dei brevetti nel tradurre i risultati della ricerca in strumenti diagnostici e terapeutici contro il cancro. I brevetti forniscono infatti incentivi all’innovazione, proteggono i diritti degli inventori e garantiscono che le invenzioni siano tutelate nel momento di sfruttamento commerciale, consentendo di attrarre investimenti, stipulare accordi di licenza e ottenere un periodo di esclusiva di mercato.

In un settore ad alto rischio e con lunghi tempi di sviluppo come l’oncologia – dove i costi di ricerca per una nuova terapia possono superare il miliardo di euro – i brevetti sono particolarmente rilevanti perché consentono alle aziende di recuperare gli investimenti e finanziare ulteriore ricerca e sviluppo.
Un solido portafoglio di Proprietà Industriale, costruito attraverso una strategia brevettuale efficace, è fondamentale per attrarre finanziamenti e collaborazioni, come dimostrano, per esempio, i casi di successo di promettenti startup europee:

  • OncoMark (Irlanda): ha sviluppato un test prognostico multi-parametrico per il cancro al seno in fase iniziale. Acquisita da Cepheid Inc. nel 2021, ha dimostrato come una solida strategia IP possa portare all’acquisizione da parte di grandi aziende.
  • Damae Medical (Francia): ha sviluppato un dispositivo di imaging medico non invasivo per la diagnosi precoce del melanoma. La strategia IP, basata su brevetti, marchi e segreti commerciali, è stata fondamentale per attrarre finanziamenti e raggiungere il mercato.

 

Opportunità per l’Europa: il Brevetto Unitario e la valorizzazione della ricerca

Nonostante la leadership statunitense, le aziende e gli istituti di ricerca europei svolgono un ruolo cruciale nell’innovazione contro il cancro: cinque aziende del Vecchio Continente, tra cui Roche, Philips, Novartis, AstraZeneca e Siemens, figurano tra i primi 10 richiedenti brevetto a livello globale. Tuttavia, una quota significativa dei loro brevetti proviene da sussidiarie statunitensi o da acquisizioni di startup biotecnologiche americane. Questo conferma la transizione delle multinazionali verso un modello di innovazione aperta, ma evidenzia anche la necessità per l’Europa di rafforzare il proprio ecosistema dell’innovazione.

In questo contesto, le startup e gli istituti di ricerca pubblici emergenti rappresentano un motore di crescita significativo per l’UE, a patto di sfruttare appieno il valore dei brevetti per attrarre investimenti, finanziamenti e partnership, e portare sul mercato soluzioni innovative contro il cancro. Strumenti come il “Deep Tech Finder” dell’EPO (https://datavisualisation.apps.epo.org/datav/public/dashboard-frontend/host_epoorg.html#/explore?dataSet=1), una piattaforma digitale che facilita l’individuazione e l’analisi di startup europee detentrici di brevetti, possono contribuire a questo obiettivo.

Inoltre, lo strumento del Brevetto Unitario europeo (https://www.italiaintesta.it/notizie-recenti-dal-tribunale-unificato-dei-brevetti), che offre protezione unitaria negli Stati membri attraverso una singola procedura centralizzata, e il potenziamento dei sistemi nazionali di valorizzazione dei brevetti derivanti dalla ricerca pubblica, saranno strumenti fondamentali per rafforzare la competitività europea in questo settore strategico. Solo attraverso un impegno congiunto, un maggiore sostegno pubblico-privato alla ricerca e un’efficace tutela della Proprietà Industriale sarà possibile accelerare lo sviluppo di nuove terapie e diagnostiche contro il cancro, con l’obiettivo prioritario di salvare vite umane e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

 

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L’approfondito rapporto “Patents and innovation against cancer” evidenzia l’importanza cruciale dei brevetti nel tradurre i risultati della ricerca in terapie innovative contro il cancro. Come emerso dallo studio, una solida strategia di tutela della proprietà intellettuale è fondamentale per attrarre investimenti, stipulare accordi di licenza e portare sul mercato soluzioni all’avanguardia. In questo contesto, l’Associazione Italia in Testa si pone come partner ideale per startup, PMI, istituti di ricerca e inventori che vogliono valorizzare e proteggere il proprio capitale intellettuale.
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