In data 27 febbraio 2018, i Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda hanno firmato il decreto interministeriale per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine dei derivati del pomodoro. Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% dei derivati del pomodoro.
Il provvedimento prevede che le confezioni prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta il Paese di coltivazione del pomodoro ed il Paese di trasformazione. Una misura mirata a garantire la trasparenza per produttori e consumatori in vista della sempre più copiosa quantità di prodotti derivati del pomodoro di provenienza non UE.
Nel 2017, ben 170 milioni di chili di derivati del pomodoro, provenienti per 1/3 dagli Stati Uniti d’America ed oltre 1/5 dalla Cina sono sbarcati in Italia, sono stati rilavorati, confezionati ed infine distribuiti come prodotto italiano. Questo avviene perché la normativa a tutela e protezione del Made in Italy si scontra, troppe volte, con il difficile trattato internazionale, World Trade Organization, il quale fine ultimo è quello di agevolare il mercato internazionale e di armonizzare il più possibile gli aspri contrasti dei diversi ordinamenti degli Stati Membri che ne hanno accettato le obbligazioni.
In sostanza, applicando le regole previste dal Codice Doganale Comunitario Aggiornato (Regolamento CE 23/04/2008 n° 450 – art. 36 – sull’origine doganale non preferenziale delle merci) un prodotto può essere considerato di origine italiana (in senso doganale) e contenere, quindi, l’indicazione “Made in Italy” quando nel nostro Paese è avvenuta l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale
Il decreto firmato da Martina e Calenda resterà in vigore finchè non verrà attuato l’art. 26 del Regolamento UE 1169/11, il quale prevede specificatamente i casi in cui debba essere indicato il paese di origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti.
Dott. Eugenio Selmi
Consulente legale per l’Osservatorio Italia in Testa